Moderatori: CountZero, k3pp0, tabauro
1. Allo scopo di acquisire ulteriori evidenze scientifiche sui
parametri di sicurezza, anche in ambito comunitario, in relazione
alla localizzazione, realizzazione ed esercizio nel territorio
nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare,
per un anno dalla data di entrata in vigore del presente decreto
resta sospesa l'efficacia delle disposizioni degli articoli da 3 a
24, 30, comma 2, 31 e 32 del decreto legislativo 15 febbraio 2010, n.
31.
«Art. 5. (Abrogazione di disposizioni relative alla realizzazione
di nuovi impianti nucleari). - 1. Al fine di acquisire ulteriori
evidenze scientifiche, mediante il supporto dell'Agenzia per la
sicurezza nucleare, sui profili relativi alla sicurezza nucleare,
tenendo conto dello sviluppo tecnologico in tale settore e delle
decisioni che saranno assunte a livello di Unione europea, non si
procede alla definizione e attuazione del programma di
localizzazione, realizzazione ed esercizio nel territorio nazionale
di impianti di produzione di energia elettrica nucleare.
Entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto il Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dello sviluppo economico e del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano e acquisito il parere delle competenti Commissioni parlamentari, adotta la Strategia energetica nazionale, che individua le priorità e le misure necessarie al fine di garantire la sicurezza nella produzione di energia, la diversificazione delle fonti energetiche e delle aree geografiche di approvvigionamento, il miglioramento della competitività del sistema energetico nazionale e lo sviluppo delle infrastrutture nella prospettiva del mercato interno europeo, l'incremento degli investimenti in ricerca e sviluppo nel settore energetico e la partecipazione ad accordi internazionali di cooperazione tecnologica, la sostenibilità ambientale nella produzione e negli usi dell'energia, anche ai fini della riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra, la valorizzazione e lo sviluppo di filiere industriali nazionali. Nella definizione della Strategia, il Consiglio dei ministri tiene conto delle valutazioni effettuate a livello di Unione europea e a livello internazionale sulla sicurezza delle tecnologie disponibili, degli obiettivi fissati a livello di Unione europea e a livello internazionale in materia di cambiamenti climatici, delle indicazioni dell'Unione europea e degli organismi internazionali in materia di scenari energetici e ambientali
k3pp0 ha scritto:Daccordo che la politica non si fa così, e sono pienamente daccordo sul piano di energia nazionale che manca.
Ma non è su questo che si vota. Il piano di energia nazionale lo stiamo PENSANDO nel 2011? e finora che abbiamo fatto?
Quototi. NON abbiamo fatto niente. Una manica di teste di cazzo.
Ma ricirdati che noi siamo il paese del NO... non ce lo scordiamo.
Abbiamo detto no anche alle pale eolicheLo chiamino " Sviluppo sostenibile per la produzione di energia in Italia" e partano con investimenti, studi e innovazione. Il nucleare , per me, fuori.
E' troppo tardi per partire col nucleare. E' tardi ed è folle iniziare quando gli altri smettono. Viviamo indietro di 30 se non 50 anni rispetto alle nazioni più avanzate, e questo è un dato di fatto. E almeno potremmo approfittarne della cosa per evitare gli errori fatti dagli altri. E' un beneficio che non godremo, perchè tra 20 anni, quando le centrali saranno finite, forse, ci sarà altro modo di produrre energia. Gli altri produrranno pulito e noi mangeremo lattuga contaminata.
Pulito?
Guarda che no mi Sbilancio perchè la germania potrebbe avere qualcosa di interessante.. perchè se le cose si evolvono a questi ritmi, altro che 50 anni.
PS: comunque la storia della contaminazione, delle morti da nucleare, il carbone ed il petrolio ( facendo le dovuto proporzioni) sono molto più pericolose ed hanno creato e stanno creando più morti di quanto potrebbe fare un nucleare al 100%.Come tu stesso dici, la Germania ha l'asso nella manica? bene, che cavolo aspettiamo a studiarcelo il nostro asso?
Mi pare di capire che siamo alla canna del GAS e non abbiamo tempo.. e il nucleare, almeno per diversificare, ci vuole, forse non al 30% ma facciamo al 20/25% che equivale a circa 6 centrali.
PS: se andiamo avanti così, non ci sarà bisogno nemmeno del nucleare.
Il 60% dell'energia è consumato dall'industria ( in particolare Sidergia), quella che sta scappando: almeno c'è di positivo che se vanno via non avremo più problemi energetici.C'è isteria di massa, c'è stanchezza e si, il referendum è un voto politico.
E mi sta bene, io sono stufo di vedermi rappresentato da una massa di bestie ignoranti che si fanno solo i caxxi loro.Oltretutto in barba a qualsiasi forma di vergogna...a puttane ci vanno tutti, i bocchini se li è fatti fare pure Clinton ma cavolo..un minimo di facciata...
Mah! sicuramente, pure io penso la stessa cosa: l'unica arma che abbiamo p levargli la sedia da sotto il sedere.. però da qui a portarmi come paladino un Vendola
o un PIsapia non me la sento.Poi, sul fatto che l'alternativa è inesistente...sono purtroppo daccordo anche su questo. Ma in questo momento, vorrei vedere cambiare un pò di teste..
Andando ad uno dei noccioli fondamentali della questione, a me pare che la discussione arrivi sempre fino ad un certo punto, per poi tornare su se stessa ed avvitarsi sui medesimi presupposti di partenza che vedono il nucleare irrinunciabile. Gradirei essere tecnicamente informato sul perché e capire, dunque, da quale postulato trae origine questa indispensabilità.
Intanto provo a confutare quanto detto negl’ultimi interventi.
Il consumo totale di energia nel 2005 (prendiamolo come riferimento) è stato di 11 Gtoe (miliardi di tonnellate di petrolio equivalenti) così ripartito: 3.8 Gtoe per il petrolio, 2.7 Gtoe per il carbone, 2.3 Gtoe per il gas naturale, 0.7 Gtoe per il nucleare, 0.2 Gtoe per l’idroelettrico e 0.04 Gtoe per geotermico, solare, eolico.
Siccome si viaggia spediti verso un consumo mondiale di 15 Gtoe, è a quest’ultimo valore che mi riferirò per un calcolo puerile.
Prima, però, è necessario fornire qualche dato tecnico relativo alle riserve accertate di combustibili fossili e di uranio:
Riserve carbone (36% Europa; 30% Asia; 30% Nord America): 700 Gtoe;
Riserve petrolio (65% Medio Oriente; 10% Europa; 10% Centro e Sud America; 5% Nord America): 150 Gtoe;
Riserve gas naturale (40% Europa; 35% Medio Oriente; 8% Asia; 5% Nord America): 150 Gtoe;
Riserve di uranio (235U) per reattori termici (25% Asia; 20% Australia; 20% Nord America (Canada); 18% Africa (Niger)): 60 Gtoe;
Riserve di uranio (238U) per reattori veloci: 3500 Gtoe.
Ora, in base a quanto emerso, possiamo calcolare il periodo di autosufficienza che ogni fonte di energia ci garantirebbe se presa singolarmente (in base, come detto, alle riserve accertate):
carbone: 700/15 = 46,66666667 = 47 anni;
petrolio: 150/15 = 10 anni;
gas naturale: 150/15 = 10 anni;
Uranio (235U): 60/15 = 4 anni;
Uranio (238U): 3500/15 = 233,3333333 = 233 anni.
L’ultimo valore ci rincuora. Peccato però che dovremo fare a meno dell’ultimo valore:
***
Citazione:
Reattore nucleare veloce autofertilizzante
Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.
Un reattore veloce autofertilizzante (o FBR, Fast Breeder Reactor) è un reattore a fissione progettato per ottenere un rapporto di conversione maggiore di uno, in modo tale da produrre più materiale fissile al suo interno di quanto ne consumi. La dicitura veloce indica che i neutroni che producono le fissioni hanno energie molto elevate, contrariamente a quanto avviene nei reattori tradizionali (cosiddetti a neutroni “termici”) che utilizzano 235U (uranio arricchito) come materiale fissile. Per ottenere questa abbondanza di neutroni ad alta energia il nocciolo di un FBR è privo di moderatore. L’utilizzo del plutonio come “combustibile”[1] consente di ottenere un numero maggiore di neutroni veloci per ogni nucleo fissionato, per cui si può lasciare che una parte di questi venga assorbito dal materiale fertile (uranio naturale 238U) per produrre altro plutonio, mantenendo al contempo critico (cioè “acceso”) il reattore.[2] In altre parole il reattore produce da sé ulteriore materiale fissile evitando di dover arricchire il “combustibile” prima di caricarlo: per questo motivo tali reattori sono detti autofertilizzanti. A parità di quantità di uranio utilizzata, rispetto ai classici reattori un FBR dovrebbe teoricamente permettere di produrre da 50 a 60 volte la stessa energia e pertanto alcuni stimano che possa prolungare la disponibilità delle fonti di uranio dell’ordine delle migliaia di anni.[3]
Il rischio di tali reattori è però la produzione di una gran quantità di plutonio-239, utile per costruire armi nucleari. Il problema delle scorie in questo tipo di reattori è molto ridimensionato, perché praticamente tutti i nuclei radioattivi a lunga emivita vengono fertilizzati e convertiti in materiale fissile che produce nuova energia: un reattore a neutroni veloci converte il 97% dell’uranio e degli elementi pesanti del suo combustibile lasciando scorie costituite da elementi leggeri a decadimento rapido. Per questo le loro scorie necessitano solo di alcuni decenni per perdere la loro radioattività invece dei millenni necessari con le scorie dei reattori convenzionali.[4] Altre fonti sostengono invece che si avrebbe un aumento della produzione di scorie a causa del ritrattamento del combustibile.[3]
Escludendo applicazioni militari, i reattori FRB progettati finora sono refrigerati a sodio liquido, perché questa sostanza non rallenta i neutroni veloci prodotti dalla fissione. Questo è però un fattore di rischio in quanto il sodio reagisce violentemente a contatto sia dell’acqua che dell’aria; poiché l’acqua è usata nel circuito secondario per la produzione del vapore per alimentare le turbine, i rischi sono concreti. Un incidente del genere si è verificato nel reattore sperimentale di Monju in Giappone, avviato nel 1994, incidentato nel 1995 e di cui è previsto il riavvio nel 2008.
Attualmente (2006), reattori a sodio di questo tipo sono poco diffusi e sono utilizzati/sperimentati in USA, Francia, India e Giappone. In Germania, un reattore costruito nel 1973 non è mai stato messo in servizio a causa delle proteste. In Francia, il prototipo industriale Superphénix, messo in esercizio nel 1985, è stato chiuso nel 1997 a causa della pressione dell’opinione pubblica, dei costi elevati e di diversi problemi tecnici. Il più vecchio reattore sperimentale Phénix (1974) – di cui il Superphénix era l’evoluzione destinata alla produzione elettrica commerciale – è ancora usato per attività di ricerca, ma ne è prevista la chiusura nel 2009.[5] Per quanto riguarda l’Italia fu progettato un rettore veloce refrigerato a sodio, destinato a provare sperimentalmente gli elementi combustibile del Phénix (PEC – Prova Elementi Combustibile), tale reattore, localizzato presso il centro ENEA del Brasimone, non è mai stato completato. L’ENEL e l’ENEA erano due partner coinvolti nel progetto Superphénix.
Un altro tipo di reattori autofertilizzanti allo studio prevede l’utilizzo come materiale fertile del torio-232. In questo caso il torio-232 passa a torio-233 (instabile), decadendo quindi a uranio-233 che rappresenta il nuovo elemento fissile. Notare che l’uranio 233 non è presente in natura, avendo una emivita di 1,62 105 anni.[6][7] [8] Sono inoltre in fase di studio reattori veloci di uso civile che utilizzeranno piombo fuso come refrigerante, con un rapporto di conversione leggermente minore ma un notevole guadagno in termini di sicurezza, dato che il piombo fuso non reagisce con l’acqua ed offre inoltre una serie di vantaggi in caso di incidente al nucleo.[9] Analoghi progetti sono stati già resi in pratica nell’ambito militare.
***
Tuttavia l’uomo, anche se riuscisse per assurdo a rimettere in gioco (ma non pare possibile) quei 233 anni, si troverebbe nell’arco di poche generazioni con un pugno di mosche in mano e con un costo dell’uranio sempre crescente (sperimentabile già nei prossimi decenni, a mio avviso).
Niente paura però: ci si può sempre aggrappare all’illusione delle riserve stimate.
Ma torniamo seri. Esiste un’ultima fondamentale fonte che, accanto alle altre rinnovabili, non è stata citata: il nostro Sole.
La nostra stella ci mette a disposizione 130.000 (centotrentamila) Gtoe all’anno. Ciò equivale a dire che, ogni anno, il nostro Sole ci fornisce una quantità di energia in grado di garantirci un’autonomia di 8667 anni (stante un consumo energetico globale di 15 Gtoe all’anno).
Troppa manna, non ci serve. Infatti mica la dobbiamo catturare tutta (sarebbe impossibile), ma una piccola parte si. E per piccola parte non intendo una percentuale trascurabile da integrare con quanto di più pericoloso ed inquinante: intendo quella piccola parte che, in rapporto all’enorme mole di energia che ci invia, assicurerebbe la copertura del nostro fabbisogno energetico.
E scordiamoci i pannelli solari da applicare sui tetti o nei giardini delle abitazioni! Uno è sempre libero di farlo, per carità, ma qui si sta da tempo parlando in altri termini. Il discorso verte su vere e proprie centrali solari (termodinamiche) che saranno sempre più evolute ed efficienti. I tempi di sviluppo, per intenderci, saranno minori rispetto a quelli estremamente incerti del nucleare (soprattutto del nucleare di quarta generazione il cui destino è minato da mille dubbi ed incertezze).
Secondo Rubbia (premio Nobel) un ipotetico quadrato di specchi di 200 km per lato potrebbe produrre l’energia necessaria all’intero pianeta, ma non è mica obbligatorio fare un grosso quadrato in un solo punto.
Questo è fattibile già ora (senza preventivare i margini di miglioramento per lo sfruttamento di questa tecnologia) e senza dover installare alcun pannello solare sui nostri tetti.
Senza dimenticare, inoltre, le altre fonti rinnovabili e le ricerche strabilianti sulla fusione termonucleare e sulla fusione fredda.
Alla luce di quanto esposto chiedo dunque se, soprattutto considerando le attuali scorte di uranio, abbia ancora un senso la costruzione di costosissime e pericolose centrali nucleari.
La mia risposta è no. Utilizziamo gli scarsi fondi per programmare seriamente il nostro futuro e per regalare un minimo di sicurezza alle future generazioni.
Ma ci sarà sempre qualcuno che dirà che con il solare non si accende che una misera lampadina, ed il discorso dovrà ricominciare.”
Le riserve di uranio estraibile a meno di 130$/kg, mi sembra dovrebbero durare, con l'attuale utilizzo, fino al 2050-2060.
Va detto pero' che oltre all'ottimizzazione dello sfruttamento, va valutato anche il reprocessing del combustibile esausto, da cui si puo' recuperare altro uranio.
Vanno considerati poi i reattori a MOX, per non parlare poi reattori veloci autofertilizzanti (a plutonio). Se venisse sfruttata/sviluppata questa filiera si risolverebbe il problema: "autofertilizzante" si riferisce al fatto che durante l'esercizio si produce piu' fissile di quanto se ne consumi.
Un altro tipo di autofertilizzante e' quello a Th-232 (fertile) che produce U-233 (fissile). Notare che il torio e' 3 volte piu' abbondante dell'uranio, ma attualmente il suo sfruttamento non e' attuato (per questioni tecnico-economiche).
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